• 18 Aprile 2005 /  disturbi alimentari

    di Ida Cappiello (i.cappiello@vita.it) da VITA non Profit Magazine
    Federalimentare sostiene il primo progetto di prevenzione della cattiva alimentazione nelle scuole. E anche le singole imprese si muovono: la Sabelli manda in classe i biologi.

    Mettere a dieta gli italiani per farli stare meglio: è l’ultima sfida lanciata alle aziende alimentari dalla politica e dai mezzi di informazione in materia di responsabilità sociale. L’obesità infatti non è più una piaga solo americana: ogni anno colpisce 400mila ragazzi europei, e Bruxelles ha deciso di prendere una serie di contromisure, chiamando in causa produttori e distributori e chiedendo proposte concrete entro il 2006.

    Anche in Italia, a dispetto della tradizione mediterranea , un terzo dei bambini tra i 7e gli 11 anni è sovrappeso. Che cosa possono fare le aziende? Questo genere di impegno può diventare una forma di autolesionismo per un produttore, ad esempio, di merendine dolci: perché l’effetto inevitabile sarebbe una diminuzione delle vendite. Ma nel lungo termine, la rinuncia a una quota di profitti in nome della salute pubblica diventerà un vantaggio competitivo per quella stessa azienda. In ogni caso, l’appello europeo non potrà essere disatteso. Continua a leggere »

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