Il 21 settembre 2009 è morta – come amava descriverla- la “consapevolezza del suo esistere”. Lui resta con noi nel ricordo dei suoi insegnamenti, come un grande maestro, un grande saggio. Non ho avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, alcuni dei colleghi della scuola di Specializzazione di Verona ricordo che andavano in Terapia da lui a Roma e riportavano grandi emozioni da questi incontri. Non ricordo nemmeno di averlo mai incontrato ai Congressi SITCC, pare che non amasse molto questi momenti di grande caos. Così apprendo la notizia e mi rattristo perchè la sua presenza negli insegnamenti attraverso i suoi libri e attraverso i suoi allievi ora didatti SITCC, era ed è intensa, ed era come se fosse stato lui presente alle lezioni. Sicchè mi permetto con discrezione e sottovoce di farti un saluto e di ringraziarti per il contributo che anche a me è arrivato, sebbene a distanza, della tua grande saggezza, conoscenza scientifica e umanità.
Oggi vorrei parlarvi di un argomento che sembra far paura a moltissima gente. Già, proprio quello. Perché, vedete, si tratta di un problema che i vostri pazienti vi potranno presentare; e nemmeno tanto di rado, specialmente se vorrete occuparvi di situazioni estreme della sofferenza umana. A differenza, però, di altri problemi che auspicabilmente non vi riguarderanno personalmente, con questo prima o poi dovrete fare i conti anche voi.
…altro è morire
E allora vale la pena di pensarci prima per non arrivare impreparati ad affrontarlo. Non che io abbia trovato la formula magica per superarlo. Posso offrire, però, alcune riflessioni che mi sembrano abbastanza utili allo scopo.