Un giovane di 30 anni, a 30 anni dalla grande riforma si appassiona alla questione dei matti e del manicomio, mette in piedi una ricerca, costruisce un libro ed un video e infine canta la storia di Antonio e Margherita. Antonio dal manicomio scrive una bella lettera d’amore, tenera e umana. Lettera che non partirà mai. Resterà, come allora era uso e regola, nella cartella clinica. Chi è matto, ovvero, a chi una malattia mentale ha tolto ogni cosa e alla fine anche qualsiasi possibile senso ai suoi gesti, ai suoi pensieri, alle sue emozioni, ai suoi sentimenti, alla sua vita, chi è matto, dicevo, non può amare, odiare, desiderare. Qualsiasi cosa egli faccia o dica non è altro che espressione della sua malattia, del suo eccesso o del suo difetto.
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27 Marzo 2007 / rassegna stampa
Tags: modena, psicologa, psicologia, ricerca in psicoterapia