• partecipanti all'esperimento 1944

    Gli effetti della restrizione calorica e del basso peso: cosa ci ha insegnato il Minnesota Starvation Experiment?

    A cura di Riccardo Dalle Grave

    Il Minnesota Starvation Experiment è il più importante studio che ha valutato gli effetti della restrizione alimentare calorica e della perdita di peso nelle persone normopeso. Lo studio è stato condotto da Ancel Keys e collaboratori nell’Università del Minnesota (Keys, Brozek, Henschel, Mickelsen, & Taylor, 1950). Più di 100 uomini si offrirono volontari per lo studio come alternativa al servizio militare.

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  • E’ bene per tutti tenere sempre in considerazione la quantità di acqua da assumere quotidianamente, differente a seconda dell’età, del sesso, della costituzione fisica e dell’attività fisica svolta.

    L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) la raccomanda come indispensabile per la nostra salute ed anche come un toccasana per ridurre infezioni urinarie, calcoli renali e rischio di tumori alla vescica. Bisogna fare attenzione anche al cibo che introduciamo, infatti frutta e verdura contengono naturalmente liquidi, quindi vanno comunque considerate nel calcolo del nostro fabbisogno.

    I medici consigliano di bere in qualunque momento della giornata, ma l’ideale è appena si avverte lo stimolo della sete, inviato dall’ipotalamo; se si beve di continuo, invece, si altera la capacità del cervello di mandare questo segnale. Per quanto riguarda il tipo di acqua, se non si soffre di particolari malattie, si può bere tranquillamente l’acqua del rubinetto, controllata ed ecologica, in quanto ci fa produrre anche meno rifiuti.

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  • La menopausa costituisce un momento nella vita delle donne in cui non cambiano solo il corpo, la mente e il ruolo sociale, ma si trasforma il concetto di benessere e il significato che ognuna attribuisce ad esso. E’ importante stimolare nella donna la consapevolezza di questa fase di transizione e far sì che venga associata ad un momento positivo di crescita personale.

    La menopausa è un processo fisiologico definito come “permanente cessazione del ciclo mestruale dovuta all’esaurimento dell’attività ovarica” (Paoletti & Wenger, 2003, pag. 1337) e si considera avvenuta dopo un anno di assenza di cicli mestruali. Questo periodo è vissuto dalle donne non solo come processo biologico ma anche come “un’età della vita” caratterizzata da importanti mutamenti nel ruolo sociale e familiare.

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  • 22 Novembre 2019 /  adolescenti, alimentazione

    La terapia cognitivo comportamentale migliorata per i disturbi dell’alimentazione adattata per pazienti adolescenti (CBT-Ea) ha mostrato risultati promettenti in studi di coorte condotti presso centri clinici di ricerca, grazie ai quali è stata raccomandata dalle linee guida del National Institute of Clinical Excellence come valida alternativa al trattamento basato sulla famiglia (FBT).

    Un recente studio italiano, appena pubblicato sull’International Journal of Eating Disorder, eseguito in un centro ambulatoriale di Verona, fornisce ulteriori evidenze sull’efficacia della CBT-E in pazienti adolescenti con anoressia nervosa trattati però nel mondo reale da psicologi-psicoterapeuti che hanno completato il CREDO Web-centered training nella CBT-E (https://credo-oxford.com/9.2.html).

    Lo studio ha lo scopo di valutare gli esiti e i predittori di cambiamento in 49 adolescenti con anoressia nervosa e un percentile di Indice di Massa Corporea (IMC) corrispondente ad un IMC < 18,5 kg/m² negli adulti, trattati con 40 sedute in 40 settimane di CBT-Ea.

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  • Quasi un terzo della popolazione adulta italiana è in sovrappeso e le cure, efficaci all’inizio, non perdurano nel tempo: come mai?  In Europa, nel 2016, per una porzione che va tra il 15% e il 30%, la popolazione veniva identificata come obesa, con una percentuale particolarmente elevata in Paesi come la Gran Bretagna, la Repubblica Ceca e l’Ungheria. Nel 2012 in Italia oltre il 31% delle donne in età adulta era in sovrappeso e il 25% presentava una vera e propria obesità. Si parla di sovrappeso quando l’Indice di massa corporea (IMC) dell’individuo, valutato in base al peso in funzione dell’altezza, è tra 25 e 30, mentre si definisce “obeso” chi ha un IMC che supera il valore di 30. Gli interventi volti a ridurre il sovrappeso e l’obesità includono sia trattamenti chirurgici, come l’inserimento di bypass gastrici, gastrectomie e bendaggio gastrico, sia terapie psicologiche come la cognitivo-comportamentale, affiancata dall’educazione alimentare e dall’incremento dell’attività fisica. Entrambi i tipi di trattamenti, anche combinati, risultano efficaci nel breve termine, ma purtroppo i risultati ottenuti, in termini di diminuzione di peso e modificazioni dello stile alimentare, non perdurano nel tempo. I motivi che spiegano la scarsa stabilità dei risultati iniziali sono poco chiari. Uno dei fattori che sicuramente gioca un ruolo è rappresentato dalla difficoltà dei pazienti a stabilizzare il nuovo regime alimentare, senza ricadere nei soliti circoli viziosi. È ragionevole ipotizzare che nell’individuo obeso o sovrappeso vi siano dei meccanismi di disfunzionali consolidati nel tempo e che questi in qualche modo interferiscano con il consolidamento dei nuovi apprendimenti.

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  • 10 Luglio 2018 /  alimentazione, rassegna stampa, star bene

    «Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi»: lo sosteneva Cicerone. E poi Epicuro: «Dobbiamo trovare qualcuno con cui mangiare e bere prima di cercare qualcosa da mangiare e da bere, perché mangiare da solo significa fare la vita di un leone o di un lupo». E se arriviamo più vicini ai nostri tempi, vale la pena di ricordare Banana Yoshimoto: «La tavola è come una tela dipinta che ci insegna che “oggi” è una volta sola. L’immagine dipinta svanisce alla fine della giornata, ma il suo ricordo resta scolpito nella mente delle persone che erano sedute al nostro stesso tavolo». E quel tavolo e quel ricordo e quei discorsi oltre che restare nella memoria sono una bella dose di serenità che il nostro stesso corpo produce e un antidoto a tristezza e depressione. «Il tipo di cose che facciamo intorno al tavolo con altre persone innescano il sistema delle endorfine, che fa parte del sistema di gestione del dolore del cervello», dice Robin Dunbar, docente di psicologia dell’Università di Oxford che con Oxford Economics ha condotto uno studio e prodotto un indice di buona vita, Living Well Index, che misura la percezione del sentirsi bene, a proprio agio.

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