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Veronica Pivetti. Ho smesso di piangere. La mia odissea per uscire dalla depressione.

Autentico coraggio, disinvoltura di un’attrice certo. Il coraggio di una donna che racconta, con un sorriso che a guardarlo bene ha ancora qualche traccia di malinconia, la sua depressione. Un’intervista condita da una gradevole ironia, quella di ieri sera alle Invasioni Barbariche con Veronica Pivetti. Il libro.

Racconta la sua storia, la sua narrazione è catartica, come se fosse liberatoria e non nasconde un po’ di rancore e di interrogazione verso le terapie che hanno fallito e che in parte, dice lei, hanno causato la depressione. Ancora non capisce perchè uno specialista davanti al suo dolore, alle sue lacrime, alla sua disperazione perchè nulla attorno a lei sembrava avesse senso e/o fosse piacevole, le dice: “perchè non pensa ad esempio alla sua vagina?”. Sfugge anche a me questo passaggio, certo bisogna pensare a contestualizzare l’intervento, ma detta così… pare bizzarra come risposta e penso  che non possa avere alcuna funzione terapeutica. Ma forse siamo noi cognitivisti che non abbiamo questo repertorio e strumenti/tecniche.

Veronica Pivetti nel 2002 si ammala di tiroidite, i sintomi non sono subito riconosciuti e le terapie farmacologiche le causano una depressione. Come accade a molti si trascina da uno specialista all’altro piangendo e portando il suo dolore negli studi. Il suo calvario, la sua sofferenza non le da pace, non ha pace. “Speravo di morire sotto un autobus” dice, “attraversavo piano la strada nella speranza che una macchina mi investisse…”. La morte nel cuore. Nulla serve. Non si cura più, non si lava più, non capisce nemmeno perchè il suo cane che tanto aveva amato la guarda… e si domanda “chi è, cosa vuole da me?”.

Mi ha colpito l’intervista e, come raramente mi capita, sono rimasta ad ascoltare le sue parole e a guardare i suoi sorrisi conditi da un po’ di amarezza. Attenta alle domande della giornalista delle Invasioni Barbariche Daria Bignardi, pronta a instradarla senza permetterle di andare oltre.

La depressione è una malattia. Questo dovrebbe essere ormai chiaro, fatica però ad essere accettato. Si mostra con segni e sintomi profondamente dolorosi e non lascia spazio ad alcuna speranza.

In realtà è possibile guarire dalla depressione e questa testimonianza porta questo messaggio. Un messaggio colmo di fatica e di difficoltà, ma come ogni malattia, la depressione deve essere curata e a lei e a chi ne soffre soprattutto, va riconosciuta la dignità di un dolore autentico.

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