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Non sto bene… Che fare?

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Davanti ad una sintomatologia che interessa problematiche psicologiche (disturbi dell’umore, dell’ansia, sindromi non confortate da valori diagnostici clinici fuori dallo standard, disturbi del comportamento alimentare…) spesso la persona che ne soffre, e con lei la famiglia, si trova in forte difficoltà a capire cosa è meglio fare per poter risolvere al più presto questo malessere. Sì, al più presto, perché anche se il quadro clinico non ha il conforto di valori che possono indicare una più chiara patologia clinica di tipo organico, la sofferenza è grande, ed è quindi comprensibile che si voglia al più presto trovare un rimedio a questo problema che il più delle volte stravolge la nostra vita!

Sono sempre più convinta che per i “non addetti ai lavori” capire come muoversi nella “giungla” che si apre davanti a noi quando noi stessi o un nostro caro soffre di un disagio psichico, NON è cosa semplice. Anzi a volte è difficile anche per chi lavora in questo settore, si vorrebbe infatti inviare a colleghi specializzati pazienti che non rientrano nelle nostre specializzazioni, ma non sempre il nominativo è proprio sotto i nostri occhi. Quindi tranquilli, non è cosa semplice individuare per ogni paziente lo specialista più indicato.
Una cosa la eviterei: aprire le pagine gialle e cercare lì il rimedio, magari con un criterio di scelta legato all’impatto visivo… lo scrivo, e mentre scrivo penso ai primi manuali che abbiamo preparato per il primo soccorso e ricordo che la cosa più utile ed immediata era “Cosa fare e cosa NON fare”. Proprio così: cerchereste il dentista allo steso modo? Penso – purtroppo – anche a un mio paziente che prima di venire da me, ha scelto un nome dalle pagine gialle. In questa sede non facciamo critiche di merito – ma è chiaro che se ha cambiato non si era trovato bene né aveva risolto il suo problema – quello che però va detto è che sotto un nome ambiguo riferito allo studio si celava una non professionalità non iscritta all’albo, e ovviamente non in grado di rilasciare la ricevuta dei mesi di terapia… Mi vengono in mente altre cose ma saranno oggetto forse di un’altra storia…

Torniamo al nostro problema. Io consiglio sempre innanzitutto di avere un buon medico di base. Intendo dire che è a lui/lei che vanno posti i problemi della nostra salute e di ciò che turba il nostro benessere. Se il medico è attento anche a queste problematiche – intendo dire alle psicopatologie – può fare una prima valutazione e intervenire direttamente se la sintomatologia non è così grave o cronica da richiedere l’intervento di uno specialista. Il medico di famiglia infatti conosce il suo paziente nella complessità del quadro clinico, e può dare un primo supporto o prescrivere farmaci.
Se il problema non si risolve nel breve termine con l’intervento del medico di famiglia, è opportuno chiedere a lui/lei l’indicazione per una visita specialistica. Questo, potete commentare, è quello che succede per molti problemi sanitari, il medico infatti spesso invia il paziente dallo specialista. A questo punto si apre il dibattito in merito allo specialista: psicologo, psichiatra o psicoterapeuta? Non intendo risolvere qui e in poche righe la risposta a questa domanda, ma solo dare qualche riferimento per lasciare a voi la scelta.

Quindi, cosa non fare l’abbiamo detto prima, ma rivediamolo assieme: NON affidarsi a un nome senza sapere quale specializzazione ha, e nemmeno affrontare disagi di questa natura affidandosi a discipline che tanto possono giovare solo se non siamo in un quadro diagnostico che rientra nelle psicopatologie. Intendo dire – per esempio – che può essere utile un massaggio rilassante o qualche altra tecnica (solitamente svolta nei centri di benessere o presso centri estetici) ma solo se non vi sono sofferenze psicologiche. Anche questo lo dico perché negli ultimi anni sorgono “come funghi” tecniche che non hanno nulla a che fare con la psicoterapia e che hanno una efficacia – nel breve termine – solo su coloro che di base stanno bene. Non possono invece essere risolutive di malesseri che hanno una base psicologica, a volte anche organica, per la quale è necessario un intervento terapeutico professionale a volte integrato fra farmaci e terapie.
Chiarito questo, la “giungla” si restringe, e questo dovrebbe anche in questo momento sollevarvi da un peso e quindi dovreste già sentirvi più in grado di raggiungere l’obiettivo!
Un’altra indicazione che mi sembra molto utile è quella di tenere sempre presente che questi specialisti (che ripeto, sono – a parer mio – solo tre figure professionali: psichiatra – psicologo – psicoterapeuta) sono iscritti a un albo. Quindi prima di intraprendere qualsiasi percorso vi suggerisco di verificare questa iscrizione, telefonando ai rispettivi albi (cfr: link utili). O chiedendolo direttamente a loro.
In estrema sintesi facciamo un po’ il punto per capire che differenza c’è fra queste tre professionalità:
Lo psicologo: è abilitato all’esercizio della professione – quindi iscritto all’albo – se è laureato in psicologia (sarebbe meglio se l’indirizzo scelto fosse quello clinico ai fini della consulenza psicologica clinica); se ha svolto un anno di tirocinio di circa 20 ore settimanali post laurea; se ha superato l’esame di stato.
Lo psichiatra: è abilitato all’esercizio della professione se è laureato in medicina e specializzato in psichiatria.
Lo psicoterapeuta: è uno psicologo o un medico specializzato in psicoterapia, ha quindi frequentato una scuola di 700 ore all’anno per 4 anni con esame finale. Le scuole riconosciute dal MURST (Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca) sono caratterizzate dai diversi orientamenti di terapia (terapia cognitivo-comportamentale, sistemica, dinamica, interpersonale…) ma qui ci inoltriamo in un altro difficile percorso, direi che può essere sufficiente specificare che vi sono diversi orientamenti, e che negli ultimi anni anche in Italia, si cerca di orientare i pazienti ai diversi specialisti a seconda delle terapie che vengono effettuate. E’ infatti sempre più un dato di ricerca che alcune terapie hanno una maggiore e specifica efficacia su certi disturbi piuttosto che altre psicoterapie su altri disurbi. Di questo le ricerche americane hanno già dato dei riscontri molto precisi, sui quali appunto si è cercato negli ultimi anni di trarre spunto per opportune evidenze anche sul nostro territorio.

Per una maggiore specifica sulla preparazione e conoscenza di queste figure professionali vi rimando alla tabella http://www.psicologonline.it/risorse/1b2.asp#. Questa tabella riassume i percorsi di studio delle specializzazioni, in sintesi lo psicologo clinico ha una preparazione specifica in psicologia e psicopatologia proveniente dai cinque anni di studio presso la facoltà, dal tirocinio post laurea e a questo – non sempre – si aggiunge la specializzazione in psicoterapia. Il medico difficilmente ha nel suo curriculum di studi esami di psicologia, ma può quindi avere la specializzazione in psicoterapia (le scuole di psicterapia sono infatti rivolte a psicologi e medici). Lo psichiatra è un medico con la specializzazione in psichiatria che come si può notare dalla tabella ha un orientamento sulle malattie psichiatriche, e più spesso è orientato alle terapie farmacologiche.
Un ultima nota: lo psichiatra è di fatto automaticamente autorizzato all’esercizio della psicoterapia anche se non ha frequentato la scuola di specializzazione quadriennale.
Nell’albo degli psicologi vi sono anche – se iscritti prima del 1989 – laureati in altre discipline, questo per una sanataoria che è avvenuta in quell’anno per cui era sufficiente una laurea e una certificazione particolare di un servizio, per ottenere l’iscrizione all’albo degli psicologi.
Le scuole di psicoterapia sono di quattro anni e di 700/anno solo da qualche anno.
Queste ultime precisazioni vi avranno nuovamente fatto salire il livello dell’ansia!
No panic. Io credo che la cosa migliore sia sempre tenere presente un consiglio per ogni vostro dubbio: chiedete al vostro medico di famiglia o allo specialista – se siete già arrivati ad una scelta – il suo percorso di formazione, tenendo presente ciò che desiderate ottenere da lui/lei. Fatevi aiutare a “tradurre” eventuali dubbi direttamente da lui/lei o dal medico di famiglia se vi sta suggerendo un nominativo. Del resto questa persona avrà cura di voi e a lui/lei confiderete cose talmente personali per le quali è estremamente opportuno e doveroso che voi sappiate a chi le state confidando… n’est-ce pas?
E ora che dire? Il mio obiettivo era, per quanto difficile e arduo, darvi qualche spunto di riflessione per orientarvi in quella che abbiamo chiamato “giungla”. Spero di esservi stata utile. Resto comunque a vostra disposizione per qualsiasi dubbio o chiarimento in merito a quanto sopra ho scritto.

Un ultima precisazione: vi ho consigliato di verificare attentamente la scelta dello specialista, ma è opportuno anche che teniate in considerazione che potete rivolgervi sia al privato (quindi specialisti che ricevono presso gli studi privati) considerando le tariffe pubblicate anche in rete, oppure presso le strutture pubbliche che applicano il tkt sanitario. Mi sembra anche questa una precisazione importante. Per il territorio modenese, vi segnalo la pagina dell’Aziensa USL. I servizi di consulenza psicologica e psicoterapia dell’AUSL sono presso i due consultori Via Molza e Via Padova. Per avere un appunatmento è sufficiente telefonare in segreteria e pagare il tkt sanitario. I servizi delle Aziende Sanitarie sono diversi, vi rimando quindi alle loro pagine on line.

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Bibliografia:
Non solo pillole – Francesco Rovetto, ed. Mc Graw Hill
[per chi lo volesse consultare presso le biblioteche di Modena]
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Come cercare aiuto psicologico e perché – Gabriele Lo Iacono, ed. Erickson
[per chi lo volesse consultare presso le biblioteche di Modena]
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