• 24 Febbraio 2009 /  disturbi alimentari, psicoterapia

    Cos’è I’AIDAP e che ruoli svolge?
    Il fine di AIDAP è rivolto all’introduzione in Italia di nuovi modelli di cura per l’obesità e i disturbi dell’alimentazione. In particolare siamo focalizzati sull’introduzione della terapia cognitiva comportamentale raccomandata dalle più importanti linee guida internazionali per la terapia dell’obesità e per la bulimia nervosa. Purtroppo sovente, nel nostro paese, si scambia la terapia cognitivo comportamentale con la prescrizione dietetica.

    Cosa si intende, quindi per metodo di terapia cognitiva comportamentale dell’obesità?
    La terapia cognitivo comportamentale in sostanza insegna al paziente delle strategie per modificare il proprio stile di vita.
    Ha quindi un’importante componente educativa atta ad insegnare il modo di alimentarsi, e di svolgere attività fisica per poter perdere e mantenere il peso. Questa terapia ha un approccio decisamente diverso dalla comune prescrizione dietologica, basata su un modello medico prescrittivo che raramente riesce ad intaccare le abitudini comportamentali quotidiane delle persone affette da obesità perché insegna al paziente a diventare un terapeuta del suo problema di peso.
    Il modello comportamentale, nato negli Stati Uniti e diffuso in tutto il mondo, viene anche adottato nelle scuole per la prevenzione dell’obesità. AIDAP a tal fine ha introdotto un innovativo programma di prevenzione caratterizzato da un intervento che si svolge sia a livello scolastico, con interventi interattivi che coinvolgono direttamente i giovani, i genitori e gli insegnanti e non solo, sia a livello extrascolastico sull’ambiente in cui vivono gli studenti. Continua a leggere »

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  • 14 Febbraio 2009 /  disturbi alimentari

    La psichiatra: malati anche oltre i 30 anni

    Il rischio è l’eccesso di cibo. Spunta il Dai, disturbo da alimentazione incontrollata

    dal Corriere della Sera – salute
    ROMA — L’anoressia? Si è dimezzata negli ultimi dieci anni. In percentuale, per carità: rappresentava il 60% dei disturbi alimentari è arrivata al 30. Ma di certo, per la prima volta, ha perso il suo primato tra le patologie del corpo. E adesso? Adesso che negli ultimi dieci anni i disturbi alimentari sono passati da due a tre milioni, è la bulimia a dominare. E in particolare è esploso il «Dai», nuovo acronimo per una piaga che sta devastando la popolazione: disturbo di alimentazione incontrollata. Dai, ovvero: abbuffate senza controllo. E senza vomito che segue. Anche 30 mila calorie buttate giù in meno di mezz’ora. Come otto panettoni, tutti insieme.

    ANCHE I MASCHI E I TRENTENNI- Il nuovo disturbo non è esclusivo delle donne, come lo è l’anoressia che colpisce in un rapporto di nove a uno. Queste abbuffate, invece, colpiscono un uomo ogni tre donne. Di queste abbuffate patologiche parlerà martedì ad un convegno a Genova Laura Dalla Ragione, psichiatra, responsabile per il ministero della Gioventù (e già per quello della Salute) per la sorveglianza e la mappatura dei centri di assistenza in Italia dei disturbi alimentari. «Per noi psichiatri, ormai, sul piano epidemiologico l’anoressia è sicuramente il disturbo che ci preoccupa di meno», dice Laura Dalla Ragione. E spiega: «Mentre fino a dieci anni fa i disturbi alimentari colpivano principalmente gli adolescenti, ora questo nuovo disturbo di alimentazione incontrollata sposta di molto l’età oltre i trent’anni». «Arte e coscienza nel corpo delle donne»: a Genova da oggi e fino a sabato nel Festival dell’eccellenza al femminile (curato da Consuelo Barilari) saranno donne eccellenti (ospite d’onore sarà il premio Nobel Rita Levi Montalcini) a parlare delle donne e del corpo, in tutte le sfaccettature (www.eccellenzalfemminile. it). A partire dai disturbi che devastano il corpo: la fotografa Vanessa Beecroft farà vedere come con la sua arte dell’obiettivo è riuscita lei ad andare oltre i suoi problemi alimentari. Continua a leggere »

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  • 18 Gennaio 2009 /  disturbi alimentari, psicopatologia

    Per spiegare l’insorgere dei Disturbi del Comportamento Alimentare appare condivisa l’idea di un adeguamento a quei modelli culturali che prospettano ideali di bellezza

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    improntati a standard esagerati di magrezza. Sotto il profilo psicologico e sociale, i fattori che sono ritenuti più frequentemente implicati nell’insorgenza dei disturbi alimentari riguardano la bassa autostima, il perfezionismo, la depressione, l’impulsività, la distorsione dell’immagine corporea, la carenza di rilevanti rapporti sociali, i rapporti familiari e le difficoltà nelle relazioni interpersonali.

    I primi studi sull’anoressia nervosa risalgono a diversi anni fa. Le prime descrizioni di pazienti con i sintomi che oggi potrebbero essere diagnosticati più precisamente, risalgono addirittura al 1873, ma fu il medico inglese Richard Norton che nel 1964 descrisse i sintomi dell’anoressia nervosa.
    Da allora sono stati fatti diversi studi e soprattutto ricerche in grado non solo di tracciare un quadro più preciso di questi disturbi, ma anche di stabilire fra le psicoterapie quali sono le più efficaci. Continua a leggere »

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  • 17 Aprile 2007 /  disturbi alimentari
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    Buone notizie per chi ha la tendenza a mettere su chili di troppo. Uno studio svolto dal gruppo di ricerca del professor Maurizio Bifulco della Facoltà di Farmacia dell’Università di Salerno e della dottoressa Chiara Laezza dell’Istituto di Endocrinologia e Oncologia Sperimentale (IEOS) del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Napoli, in collaborazione con la dottoressa M. Gabriella Caruso dell’IRCCS Saverio de Bellis di Castellana Grotte, ha messo in luce l’esistenza di un gene responsabile della predisposizione ad ingrassare.
    Si tratta del gene del recettore degli endocannabinoidi CB1, che secondo gli scienziati può aiutare a prevedere la nostra predisposizione a raggiungere un elevato indice di massa corporea.
    «Gli endocannabinoidi controllano l’appetito mediante meccanismi sia centrali che periferici», spiegano gli autori, «ed è dimostrato che il recettore dei cannabinoidi di tipo 1 (CB1) regola la lipogenesi, sia in colture primarie di adipociti (le cellule adipose), sia in animali obesi». Gli autori dello studio, pubblicato sulla rivista International Journal of Obesity, hanno tenuto sotto osservazione per quattordici anni soggetti sani, controllandone periodicamente le abitudini alimentari, l’attività fisica svolta, alcuni parametri clinici e l’aumento del peso.


    .: video: immagini pubblicitarie
    .:
    articolo sui Disturbi Alimentari
    .: scarica il pieghevole informativo sui disturbi alimentari
    .: intervista su Ecoradio 23.03.2007
    .: Ecoradio Interventi di prevenzione promossi dal Governo

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  • 18 Novembre 2005 /  disturbi alimentari, emozioni, rassegna stampa

    È colpa di recettori presenti sulla lingua se si preferiscono i cibi grassi. La scoperta è pubblicata sul Journal of Clinical Investigation e potrebbe essere utile per futuri studi sull’obesità e sul controllo dell’appetito. Il recettore in questione è una proteina, chiamata CD36, è presente in diversi tessuti ed è coinvolta nell’accumulo di grassi non solo nell’uomo, ma anche in topi e ratti. Lo studio è stato infatti condotto sui roditori, alcuni dei quali avevano il gene deputato all’espressione della CD36 normale, mentre a altri era stato inattivato. Messi in condizione di scegliere tra cibi grassi e altri “più salutari” gli animali con il gene attivo optavano per i primi, mentre quelli con il gene mutato non esprimevano particolari preferenze. Inoltre era sufficiente mettere acidi grassi sulla lingua dei topolini con proteina CD36 per scatenare, da parte degli organi digestivi, il rilascio di sostanze derivate dal metabolismo dei grassi.

    fonte: Adnkronos Salute 2 novembre 2005
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  • 18 Aprile 2005 /  disturbi alimentari

    di Ida Cappiello (i.cappiello@vita.it) da VITA non Profit Magazine
    Federalimentare sostiene il primo progetto di prevenzione della cattiva alimentazione nelle scuole. E anche le singole imprese si muovono: la Sabelli manda in classe i biologi.

    Mettere a dieta gli italiani per farli stare meglio: è l’ultima sfida lanciata alle aziende alimentari dalla politica e dai mezzi di informazione in materia di responsabilità sociale. L’obesità infatti non è più una piaga solo americana: ogni anno colpisce 400mila ragazzi europei, e Bruxelles ha deciso di prendere una serie di contromisure, chiamando in causa produttori e distributori e chiedendo proposte concrete entro il 2006.

    Anche in Italia, a dispetto della tradizione mediterranea , un terzo dei bambini tra i 7e gli 11 anni è sovrappeso. Che cosa possono fare le aziende? Questo genere di impegno può diventare una forma di autolesionismo per un produttore, ad esempio, di merendine dolci: perché l’effetto inevitabile sarebbe una diminuzione delle vendite. Ma nel lungo termine, la rinuncia a una quota di profitti in nome della salute pubblica diventerà un vantaggio competitivo per quella stessa azienda. In ogni caso, l’appello europeo non potrà essere disatteso. Continua a leggere »

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