• 30 Ottobre 2009 /  rassegna stampa

    NEUROECONOMIA

    Uno studio ha fotografato il cervello quando proviamo questa sensazione: sia da protagonisti che da spettatori si attivano le stesse regioni cerebrali – da Repubblica Scienze

    <b>Delusi per noi o per gli altri<br/>con il neurone del rimpianto</b>

    QUELLA sensazione, fatta di delusione, frustrazione, impotenza, che ci assale dopo aver sfiorato un successo e che non ci fa smettere di pensare che sarebbe potuta andare diversamente – in una parola, il rimpianto – talvolta la proviamo anche quando assistiamo da spettatori alle disavventure e ai mancati successi altrui. E’ la ragione che avrebbe portato al successo tante trasmissioni televisive, i quiz che da ‘Lascia o raddoppia’ fino al ‘Milionario’, hanno incollato allo schermo intere generazioni di telespettatori, coinvolti nelle domande e risposte come se i concorrenti fossero proprio loro, e non quelli presenti negli studi televisivi. “Se ciò accade non è perché siamo interessati al destino di qualche sconosciuto, ma perché gli spettatori si rispecchiano in quelle emozioni come fossero le loro”, dice Matteo Motterlini, ordinario di Filosofia e coautore di uno studio multidisciplinare e tutto italiano che cerca di capire cosa accade nel cervello quando si prova la sensazione del rimpianto.

    Se la comprensione del perché arriviamo talvolta a identificarci nelle emozioni altrui è ancora lontana, un contributo importante alla causa potrebbe darlo proprio questo studio: fotografando letteralmente il cervello quando si apprende l’esito di alcuni eventi, gli autori avrebbero notato come esso si comporti alla stessa maniera anche quando siamo semplici spettatori di vicende altrui. Neuroeconomia. Si tratta del primo studio nostrano che analizza il rimpianto in relazione alle decisioni economiche, ed è firmato dai ricercatori del Centro di ricerca di epistemologia sperimentale e applicata (Cresa) della Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano e del Centro di neuroscienze cognitive della stessa università, in collaborazione con il Dipartimento di neuroscienze dell’ateneo di Parma. La neuroeconomia, questo giovanissimo settore della ricerca dal carattere interdisciplinare (mette insieme neuroscienze, filosofia della mente, del linguaggio e della scienza, linguistica, psicologia cognitiva, economia, informatica e l’intelligenza artificiale) indaga come il cervello ci consente di prendere decisioni, osservando l’attività neurale in tempo reale, per esaminare quali regioni cerebrali sono maggiormente coinvolte nel processo decisionale.
    Utilizzando la risonanza magnetica funzionale, gli scienziati hanno individuato i meccanismi cerebrali (più precisamente, i “correlati neurologici”) che ci portano a provare empatia per gioie e dolori altrui. Analizzando così i circuiti responsabili dell’inevitabile riflessione in cui la mente scivola quando sentiamo che le cose sarebbero potute andare diversamente.

    La ricerca. L’esperimento ha coinvolto ventiquattro persone (12 maschi e 12 femmine) in un gioco di scelta tra lotterie che consentivano loro di vincere o perdere delle somme di denaro. I soggetti hanno partecipato sia in prima che in terza persona, sia da protagonisti che da spettatori. Ai partecipanti veniva mostrato l’esito della lotteria da loro scelta, ma anche quello della lotteria sulla quale altri avevano puntato. Lo scopo era innescare un ragionamento di tipo ”contro fattuale”, consistente nell’immaginare uno stato di cose alternativo a quello effettivo. Questa forma di ragionamento, unita al senso di responsabilità per la scelta effettuata, genera a sua volta le emozioni complesse del rimpianto (quando l’esito della lotteria rifiutata è migliore dell’esito di quella scelta) e del sollievo (nel caso opposto).

    La scoperta. “L’originalità assoluta del nuovo esperimento – affermano gli autori – consiste nell’aver individuato le regioni cerebrali che sono attive sia quando si prova rimpianto in prima persona sia quando si è consapevoli del rimpianto provato da un altro”. Le analisi hanno infatti permesso di mostrare che “il circuito cerebrale (corteccia prefrontale ventromediale, giro del cingolo anteriore e ippocampo) alla base dell’esperienza del rimpianto in prima persona (un’emozione complessa, che presenta un’originaria natura cognitiva) si attiva anche quando sappiamo che l’altra persona sta provando rimpianto”.
    Si tratterebbe della riprova, afferma Motterlini, di “quanto sia speciale e complesso il particolare filo che ci lega agli altri, mediante il continuo rispecchiarsi delle loro esperienze nella nostra mente”.

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    Pubblicato da Maria Pia Bagnato Bulgarelli @ 20:33

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